Sono passati 35 anni da quella terribile notte di domenica 23 novembre 1980, quando il terremoto cambiò per sempre la vita di uomini e donne del Mezzogiorno.
Erano le ore 19,35 quando una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.9 della scala Richter e del X grado della scala Mercalli, della durata di circa un minuto, fece tremare la Campania e la Basilicata. Quella lunga ed interminabile scossa ebbe effetti devastanti: 280 mila sfollati, 8.840 feriti e 3.735 morti. Il sisma colpì un’area di 17mila chilometri, in particolare 66 comuni del salernitano e 103 comuni dell’ avellinese.
Castelnuovo di Conza, Laviano e Santomenna, nell’Alto Sele, vennero “cancellati” dalla carta geografica, furono rasi completamente al suolo da quella terribile scossa. Un territorio, l’Alto Sele, che ancora oggi, porta i segni indelebili di quella “maledetta notte”.
A Laviano i morti furono 303, un quinto della popolazione: intere famiglie rimasero sepolte sotto le macerie degli edifici crollati, gli aiuti umanitari arrivarono solo dopo diversi giorni, mentre i superstiti iniziarono a scavare a mani nude tra i cumuli delle macerie per cercare i familiari scomparsi.
La fontana, situata a pochi metri dal centro cittadino, nella bellissima Piazza della Repubblica, divenne il simbolo delle ferite. “L’acqua divenne di colore rosso sangue – raccontano oggi, i superstiti – il sangue delle persone ferite e dei soccorritori che andavano a lavarsi il viso e le mani sporche”.
Fuori dal paese ridotto in un cumulo di polvere e pietre, nel campo sportivo, venne allestita la tendopoli per ospitare i sopravvissuti, mentre i cadaveri estratti dalle macerie, furono collocati in Piazza, gli uni accanto agli altri e dove iniziarono ad arrivare le bare che crescevano di ora in ora.
A pochi metri dai cadaveri, fu allestita una piccola infermeria. Piazza della Repubblica oggi, fiore all’occhiello del piccolo paesino dell’Alto Sele, divenne così, un luogo di dolore: le urla strazianti dei parenti delle vittime del sisma giunte in piazza per il riconoscimento delle salme dei familiari, si elevarono al cielo, in quella fredda notte di luna piena. Le condizioni climatiche avverse, la pioggia e la neve, rallentarono nei giorni seguenti, i soccorsi e gli aiuti.
Tra i primi ad arrivare a Laviano, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini che visitò tutti i paesi colpiti dal terremoto tra cui l’Alto Sele e fu così che a Castelnuovo di Conza, Laviano e Santomenna, giunsero i primi aiuti umanitari. La solidarietà per le popolazioni dell’Irpinia arrivò da ogni angolo del mondo, tutti donarono qualcosa e a spalare le macerie e costruire le casette di legno che divennero degli alloggi provvisori per gli sfollati, giunsero tanti volontari dal Nord Italia.
Oggi, nel nuovo paese costruito a pochi chilometri dal vecchio, un monumento in pietra, accoglie i visitatori e racconta quei terribili momenti di morte. Sul monumento costruito dal geometra Alessandro Nicolino Ciottariello, anche lui superstite del sisma, ci sono scritti i nomi e gli anni, delle 303 vittime. Un solo edificio è rimasto parzialmente intatto: il Castello normanno, all’interno del quale è custodito un plastico che ricorda il vecchio paese.
Per dare un segno tangibile di continuità tra presente e passato, le casette in legno costruite post-sisma sono divenute oggi, il centro anti-stress del villaggio benessere e rientrano assieme al Ponte Tibetano, in uno dei percorsi naturalisti della Riserva Naturale Monti-Eremita Marzano.
Oggi è il giorno del ricordo e come ogni 23 novembre, nella città di Laviano viene proclamato il lutto cittadino e presso la Chiesa Santa Maria della Libera, si svolgerà la Santa Messa in ricordo delle 303 vittime, a cui seguirà una fiaccolata che raggiunge il cimitero.
A Castelnuovo di Conza presso la Chiesa Santa Maria della Petrara, alle ore 16, si terrà la Santa Messa a cui seguirà una fiaccolata con deposizione dei fiori nel cimitero. A Santomenna alle ore 11.30, Santa Messa nel cimitero e fiaccolata nel pomeriggio. A Valva invece, la Messa si svolgerà alle ore 18, a cui seguirà una cerimonia presso il monumento, mentre resterà aperta tutta la giornata, la mostra fotografica sul sisma, intitolata “FATE PRESTO” di Mimmo Iodice.
Ondanews ha raccolto le testimonianze dei superstiti di Laviano.
– Mariateresa Conte –
Avevo otto anni…solo al ricordo. .mi vengono i brividi. .
R.i.p. tutte le povere genti decedute in quell immane tragedia.
SALA CONSILINA