
Nel 1306 veniva fondata, per volere di Tommaso II Sanseverino Gran Connestabile del Regno e signore di molti feudi del Vallo di Diano e del Cilento, la Certosa di San Lorenzo a Padula, che incrementò le già numerose strutture religiose del territorio.
Tale iniziativa del fondatore aveva alla base, oltre che una profonda fede religiosa, l’intenzione di conferire maggior decoro alla zona dove sorgevano i suoi feudi. Ma a favorire tale decisione fu anche il contesto ambientale, storico e sociale del comprensorio. Di qui la ragionevole e stimolante domanda: com’era il Vallo di Diano agli inizi del Trecento?
Sintetizzando al massimo la risposta, si può dire che era una delle zone interne meno depresse del profondo sud, poiché era attraversato dall’antica strada consolare che aveva favorito il sorgere di diversi centri abitati nella piana e sulle colline circostanti. Qui c’erano diversi feudi tenuti dai Sanseverino conti di Marsico, feudi che assicuravano la stabilità politica ed amministrativa nonché l’ordine pubblico.
E c’erano poi, in perfetto funzionamento, i Comuni che godevano di una certa autonomia nei confronti dei baroni, essendo protetti da una legislazione municipale che aveva l’assenso della monarchia angioina. All’interno delle amministrazioni comunali agiva un ceto intellettuale (composto di notai, avvocati, medici, proprietari terrieri) che ricopriva una funzione direttiva sulla comunità, assicurando la protezione delle risorse ambientali, il buon andamento della vita sociale e il mantenimento delle tradizioni culturali e religiose.
Nel Vallo di Diano, come altrove, un’altra componente fondamentale della società era costituita dalla Chiesa, con il suo potere spirituale, ma anche economico dovuto al possesso di ingenti beni fondiari provenenti dai lasciti testamentari e dalle altre donazioni dei fedeli. Infine, alla base di questa piramide sociale c’era il popolo minuto formato per la stragrande maggioranza da contadini, pastori e artigiani.
Quella del Vallo di Diano era un’economia a carattere agricolo-pastorale, e perciò di pura sussistenza, sulla quale gravavano le imposizioni fiscali e talvolta le cattive annate agricole dovute alle variazioni atmosferiche. I valori storici, culturali e religiosi del Vallo si accentravano maggiormente sulla città che gli aveva dato il nome, Diano, che le antiche descrizioni della Lucania definivano “città antica e nobile”, il cui feudo comprendeva, oltre alla città arroccata sul colle, i casali di Sassano, San Giacomo, San Rufo, San Pietro e Sant’Arsenio.
Questo era il Vallo di Diano agli inizi del Trecento. Non a caso, quindi, il conte Tommaso fondava qui la Certosa di San Lorenzo
–Arturo Didier-
FONTE: A. DIDIER, Oltre la frontiera certosina. La società del Vallo di Diano nel Trecento, in “Storia, arte e medicina nella Certosa di Padula”, Salerno 2006, pp. 37-48.