
Da diversi giorni nell’Hotel Tanagro non ci sono più stranieri extracomunitari. Venerdì scorso, infatti, sono state completate le operazioni di sgombero della struttura di San Pietro al Tanagro così come disposto dal Tribunale di Lagonegro. Ora gli immigrati richiedenti asilo (circa 40) si trovano in altre strutture ubicate nei comuni di Battipaglia, Sarno e Giffoni Sei Casali.
L’utilizzo della struttura, per circa un mese, come centro di accoglienza ha scatenato forti polemiche e sono state soprattutto due le domande maggiormente ricorrenti in merito a questa vicenda: quanto costa al giorno un immigrato allo Stato italiano? Quanto incassa e quanto spende chi partecipa ai bandi per potere gestire l’accoglienza degli immigrati? In queste settimane ho provato a raccogliere un po’ di dati per cercare di dare una risposta quanto più esaustiva possibile.
Iniziamo dal costo che la cooperativa sociale autorizzata dalla Prefettura ha sostenuto per garantirsi l’utilizzo della struttura di San Pietro al Tanagro. Il contratto di subaffitto, ritenuto illegittimo dal Tribunale, prevedeva un canone di locazione di seimila euro mensili da versare ai proprietari dell’hotel. Costo questo che viene ammortizzato grazie al contributo giornaliero che lo Stato versa alla Cooperativa per ciascun immigrato ospitato nella struttura. Stando a quanto riportato nell’avviso pubblico della Prefettura di Salerno, l’importo massimo erogato ogni giorno per ciascun immigrato ospitato ammonta a 35 euro che moltiplicati per 30 fanno 1050 euro al mese pro capite.
Per capire questi soldi come devono essere spesi bisogna andare a leggere il capitolato che regolamenta il Servizio di Prima Accoglienza dei Cittadini Richiedenti Protezione Internazionale. Tra i servizi da garantire c’è la mediazione linguistico culturale ed un servizio di traduzione, deve essere poi erogato quotidianamente il pocket money di 2,50 euro pro capite al giorno fino ad un massimo di 7,50 al giorno per nucleo familiare e ad ogni persona che arriva nella struttura deve essere fornita per una sola volta una ricarica telefonica di 15 euro. Per quanto riguarda i pasti “il menu non deve essere in contrasto – si legge nel capitolato – con i principi e le abitudini alimentari degli ospiti. Dovranno essere rispettati tutti i vincoli costituiti da regole alimentari dettate da diverse scelte religiose”.
I 35 euro giornalieri servono anche per fornire l’abbigliamento. Agli uomini deve essere consegnato 1 paio di scarpe, 1 paio di ciabatte, 1 tuta, 3 paia di slip, 2 asciugamani, 3 paia di calze, 2 magliette. Alle donne invece 1 paio di scarpe, 1 paio di ciabatte, 1 gonna lunga / camicia, 4 paia di slip, 2 asciugamani, 3 paia di calze, 2 magliette, 2 reggiseni. Per i bambini invece sono previste 2 tutine, 1 paio di scarpe, 4 paia di slip, 1 pigiama, 2 asciugamani, 4 paia di calzini, 3 magliette e 2 canotte. Infine per ogni persona sono previste 2 lenzuola ed 1 federa monouso ogni tre giorni più due coperte.
– Erminio Cioffi –
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