A un paio di mesi dalla celebrazione della prima Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, volta a far prendere coscienza sulla tutela della dignità di ogni persona, sulla cooperazione e sulla giustizia sociale, Fabrizio Carucci, psicologo e psicoterapeuta originario di Polla che lavora per l’Unità Psy Emergency in Sicilia, ci ha riportato la sua testimonianza professionale e umana.
- Da quanto tempo lavori per Emergency e di cosa ti occupi?
Da giugno 2016 lavoro per l’Unità Psy Emergency. Gli interventi psicologici messi in atto sono il prodotto di una stretta collaborazione tra le diverse figure professionali impiegate da Emergency: medici, psicologi, infermieri e mediatori culturali. Il lavoro dell’Unità Psy Emergency comincia con un colloquio di valutazione e supporto per approfondire la situazione specifica del paziente; in relazione a quanto emerso dal colloquio vengono avviati con l’equipe multidisciplinare gli interventi più idonei per promuovere il benessere biopsicosociale del paziente. ll nostro lavoro si svolge principalmente nei contesti di sbarco e primo soccorso nei porti di Augusta e Pozzallo, ma spesso continua, attraverso colloqui di follow-up con i pazienti più vulnerabili, nei centri di prima accoglienza, perché riteniamo che il primo soccorso psicologico è parte di un lavoro da sviluppare nel lungo periodo.
- Cosa ti ha spinto a voler lavorare per questa organizzazione umanitaria?
Ciò che mi ha spinto a lavorare per Emergency è sicuramente l’umanità che questa organizzazione mette davanti a tutto. I diritti umani prima di tutto, l’idea di abolire la guerra e costruire la pace. In ogni azione di Emergency c’è tutto questo. Ero innamorato di questa organizzazione umanitaria già prima di iniziare a lavorare per loro, e ora lo sono di più. Emergency opera con etica e altissima professionalità in contesti davvero difficili che necessitano, spesso disperatamente, di cure mediche e aiuti umanitari.
- Ci sono storie, episodi o situazioni che ti sono rimasti particolarmente impressi?
Ci confrontiamo ogni giorno con situazioni davvero critiche: nei contesti di sbarco e di prima accoglienza ci troviamo a lavorare con vittime di torture e trattamenti disumani, donne vittime di tratta, superstiti di naufragi, minori soli. La quasi totalità dei migranti che arriva nei porti italiani proviene dalla Libia, dove attualmente c’è una situazione molto difficile. I migranti ci raccontano di essere stati torturati, flagellati, pestati e seviziati con scariche elettriche nelle prigioni libiche e le donne ci raccontano di terribili violenze e abusi. Poi c’è l’attraversamento del Mediterraneo: vengono ammassati su piccoli gommoni o su barche fatiscenti, a volte così cariche che molti muoiono schiacciati o soffocati. I naufragi sono continui, i morti tantissimi. Solo nel 2016 sono morte ad oggi circa 4.690 persone e purtroppo è un dato che si incrementa tutti i giorni. Il disagio mentale associato all’esperienza migratoria è un fenomeno sempre più preoccupante e gravemente sottovalutato, spesso aggravato dalle condizioni di precarietà vissuta all’interno delle strutture di accoglienza. E’ dura, ma ci mettiamo il cuore!
- Quali interventi dovrebbero essere posti in essere dall’Europa e dal governo per fronteggiare una tale emergenza umanitaria?
Da tv e giornali sembra l’immigrazione sia una questione di numeri, di percentuali. Ma abbiamo a che fare con persone, non con numeri. Ogni migrante ha la sua storia. Provate a immaginare tutte le emozioni che ci sono dietro ogni singola storia, provate a immaginare cosa si prova a lasciare tutto e scappare attraversare il deserto, soffrire la fame, la sete, la prigione, le torture, rischiare a ogni passo di morire. Molti migranti sanno a cosa vanno incontro quando lasciano i propri paesi di origine e nonostante tutto rischiano. Questo dovrebbe dare un’idea della condizione di impotenza e sofferenza sperimentata dai migranti che arrivano in Europa. Di sicuro la soluzione non è mai quella di costruire muri. Auspico che l’umanità sia il punto di partenza di tutti gli interventi messi in atto in Europa e nel mondo. La costruzione di corridoi umanitari per chi scappa da guerra e povertà è sicuramente la priorità.
– Mariarita Cupersito –
Vorrei complimentarmi veramente con Fabrizio Carucci per il suo messaggio di impegno sociale e il suo pacifismo…
dalla parte di un oramai quasi vecchio libertario caggianese che ha giocato a pallone con sua padre.
Spero di incontrati una di quest’estate a Caggiano o a Polla.
Auguroni, il mondo ha bisogno di persone come te!