Ellis Island è un isolotto della baia di New York. Chi arriva nella Grande Mela, la scorge alla foce del fiume Hudson, appena dietro Liberty Island, lì dove risiede l’iconica e maestosa Statua della Libertà. Per chi arrivava tra il 1892 e il 1954 come immigrante, i passi nella processing station di Ellis Island erano i primi sul suolo americano. Negli spazi che un tempo erano riservati alle operazioni d’ingresso di chi lasciava il proprio paese natio per cercar fortuna negli USA, oggi trova alloggio il National Museum of Immigration.
Sul sito della fondazione che lo gestisce, www.libertyellisfoundation.org, è possibile accedere al prezioso database attraverso cui recuperare i “documenti di viaggio” dei nostri parenti emigrati dal Sud Italia e dall’entroterra salernitano fino agli anni Cinquanta. Quello della “Liberty Ellis Foundation” rappresenta un esempio concreto di quanto la rete possa garantire a tutti l’accesso a grandi moli di dati a migliaia di chilometri di distanza. Musei, biblioteche e fondazioni culturali ricorrono sempre più frequentemente alla digitalizzazione e alla catalogazione di documenti in banche dati elettroniche: questo permette la salvaguardia delle informazioni su supporti più durevoli e favorisce, attraverso la consultazione individuale diretta delle fonti, una più partecipata conoscenza storica.
L’archivio digitalizzato in questione, in continuo aggiornamento, contiene gli elenchi di oltre 51 milioni di passeggeri e membri d’equipaggio giunti al porto di New York in circa 60 anni di migrazioni. Qui è possibile consultare le ship manifests, le liste che le compagnie di navigazione erano tenute a redarre dettagliatamente per gli uffici che esaminavano gli immigrati. Si possono così ricercare, partendo anche solo dal cognome, antenati e parenti emigrati, conoscerne la data prevista di arrivo negli Stati Uniti, il porto di partenza e il paese di nascita, la nave su cui avevano attraversato l’oceano, l’età all’arrivo ed altro.
Il web, che aiuta a ridurre le barriere spazio-temporali, diventa agente di storia, oltre che compendio, e si rivela alleato nella ricostruzione della memoria collettiva, grazie alla capacità di riportare storie individuali che altrimenti sarebbero state lontane ed inaccessibili.
– Gianpaolo D’Elia –