Abbiamo già detto che nei secoli scorsi il territorio del Vallo di Diano, come tutti gli altri territori del Mezzogiorno, era diviso in feudi comprendenti uno o più paesi e tenuti da un barone (marchese, conte o principe che fosse), al quale la monarchia aveva demandato l’amministrazione della giustizia, che però doveva essere fatta rispettando, previo giuramento fatto in pubblica assemblea alle autorità comunali, gli statuti e capitoli (un corpus legislativo) della comunità.
Al momento di entrare nel feudo, il barone prendeva possesso, tra l’altro, della sede baronale, cioè di un palazzo o di un castello tenuto dal suo predecessore. Nei paesi del Vallo di Diano sono riscontrabili diverse antiche residenze feudali come, ad esempio, i palazzi baronali di Polla, Montesano e Sanza, ed i castelli di Atena Lucana, Sala Consilina, Padula, Casalbuono e Teggiano.
In ognuno di questi edifici c’erano il tribunale, il carcere e le stanze abitate dal barone o dal suo governatore. Ma quali e quante persone solitamente c’erano in tali residenze? Ebbene, da un manoscritto catastale del 1752, conservato nell’Archivio storico del Comune di Teggiano, risulta che nel Castello di Diano, fatta eccezione del Duca don Carlo Maria Calà, che con moglie e tre figli risiede in Napoli e raramente viene in visita al paese, abitano in quell’anno le seguenti persone: il governatore, che è dottore in legge; un “razionale” (contabile); un cuoco con la moglie che fa da serva; una cameriera con la figlia che fa da “damigella”; un mulattiere e un vignaiolo; un “ripostiero” e un “dispensiero”; ed infine un castellano e quattro “bargelli” (uomini armati addetti all’ordine pubblico).
Va detto che questi palazzi e castelli del Vallo furono presìdi militari fino alla fine del Quattrocento; poi con l’avvento del Viceregno di Napoli, cessate le congiure e gli assedi dovuti al secolare conflitto politico tra i sovrani aragonesi e i principi Sanseverino, tali edifici acquisirono definitivamente il ruolo di tranquille dimore signorili, nelle quali comunque si amministrava la giustizia e veniva gestito l’ordine pubblico.
Sarebbe utile raccogliere in un libro le immagini e le notizie storiche di tutte le suddette architetture monumentali del Vallo, le quali, non solo sono le tracce suggestive di un illustre passato, ma al tempo stesso costituiscono indubbiamente dei poli di attrazione turistica
– Arturo Didier –
FONTE: le storie locali dei singoli paesi del Vallo
Beh, allora professore perche` non lo publichi?
Io ho gia ” Regesti delle pergamene di Teggiano” ed ho anche “Diano Citta` Antica e Nobile” Mi piacerebbe aumentare la mia biblioteca con un altro vostro libro!
Michele Carrano
Spesso sono le notevoli spese che bloccano le valide iniziative. Con un adeguato contributo a cura dei paesi interessati si potrebbe realmente fare un buon lavoro, il cui costo, poi, sarebbe un proficuo investimento.
Mario Senatore