Tanto rumore per nulla. La chiusura definitiva del carcere di via Gioberti a Sala Consilina si completerà come da programma, cioè entro la fine del corrente mese di febbraio.
La chiusura di una struttura complessa non è affatto cosa semplice; ancora più complicata è la chiusura di una struttura carceraria. Suppellettili da inventariare, fascicoli da sistemare con cura, trasferimento da organizzare attraverso ditte specializzate che devono essere obbligatoriamente autorizzate dopo aver partecipato ad una regolare gara d’appalto che ha bisogno dei suoi tempi per essere espletata. E poi le medicine da inventariare e da consegnare ai responsabili dell’ASL che le devono a loro volte classificare, inventariare e destinare a seconda delle richieste, e poi i conti da tenere sotto rigido controllo fino all’ultimo istante di vita della struttura per sostenerne la rendicontazione. Affidare a privati questo lavoro non lo prevedono, ragionevolmente, le normative vigenti.
Le chiavi della struttura carceraria, dotate di una serratura numerata e particolare, che non possono, pertanto, essere custodite da guardie giurate o da personale “civile”, fino alla chiusura definitiva del carcere devono obbligatoriamente essere custodite da agenti di polizia penitenziaria.
“Ed invece noi siamo passati per dei fannulloni – dicono alcuni dipendenti che, ovviamente, chiedono di conservare l’anonimato (sulla fuga di notizie riservate date alla stampa, il Ministero di Grazia e Giustizia ha avviato un’indagine interna, ndr) – Contro di noi è stato attivato un tritacarne impressionante e nessuno ha pensato ai nostri problemi, ai nostri drammi, al nostro calvario”. 14 in tutto sono le persone che per qualche altro giorno sono chiamati a sorvegliare la struttura carceraria di Sala Consilina da quando, nel novembre scorso, ne fu decretato lo smantellamento.
“Siamo stati percepiti come i fannulloni nullafacenti, ma nessuno ha scritto che stiamo facendo i turni 24 ore su 24 senza riscaldamenti, senza cucina, in condizioni igieniche precarie tanto che per avere un po’ di pulizia ci siamo tassati per pagare la signora che prima era impiegata nel carcere e che ora, per 400 euro al mese, è costretta ad andare a lavorare a Salerno per sole due ore al giorno. E nessuno ha scritto niente sull’infermiere del carcere che è stato licenziato con una e-mail dopo una vita trascorsa al servizio del carcere. Siamo diventati l’esempio dello spreco in Italia. ma che colpa ne abbiamo, noi, se hanno chiuso il carcere? Mai Sala Consilina, prima d’ora, era stata attenzionata in questo modo da Rai, Mediaset, Sky, La7 e chi più ne ha più ne metta. Come mai tanta stampa non è stata interessata per evitare la chiusura? E’ semplicemente vergognoso. Un polverone inutile sulla chiusura di una struttura per la quale, fisiologicamente, ci vogliono sei mesi per concretizzarla. Noi, vittime di questa situazione, rappresentiamo lo spreco? Davvero siamo noi i fannulloni d’Italia?”
Tanto rumore, per nulla, quindi, che ha lasciato ferite aperte e profonde tra i dipendenti. A proposito, ma quando anche l’ultimo agente della polizia carceraria lascerà la casa circondariale di via Gioberti, chi vigilerà sui ripetitori della stazione Radio Interforze che, posizionati sulla parte alta della struttura, rimarranno completamente sguarniti e facile preda di malintenzionati?
– Rocco Colombo –
Piena solidarietà. Tuttavia, credo che i cittadini abbiano percepito la giusta dimensione della questione. Dispiace per l’esito. Dispiace per la vallata. Dispiace per gli abitanti, tutti noi compresi.
Finalmente si parla dei dipendenti che di sicuro non rubano lo stipendio a nessuno.
Solidarietà senz’altro ai dipendenti, la stampa si è dimostrata quel che è : riflettori da accendere, dare in pasto la notizia e poi passare alla prossima…..! E’ un’altra lezione da imparare, purtroppo a discapito degli abitanti del Vallo di Diano : la mobilitazione, i riflettori non servono a nulla quando le decisioni sono già state prese, bisogna agire prima. Ci restano poche cose da difendere nel nostro territorio, giù le casacche dei Partiti e per primi tutti i Sindaci uniti per riportare la Sanità delle strutture del Vallo di Diano a livello di eccellenza ; valorizzare il patrimonio culturale ed i prodotti tipici alimentari ; sfruttare la capacità ricettiva delle strutture alberghiere con progetti e programmi che ruotano intorno alla realtà del Parco del Cilento e del Vallo di Diano.