Uno dei tantissimi pregi culturali del nostro territorio è quello di possedere una notevole storiografia, che dal Seicento in poi è caratterizzata dalla presenza di grandi eruditi e scrittori dotati di amor patrio e capaci di descrivere i più importanti aspetti (storia, economia, religiosità, cultura, baronaggio e classi sociali) dell’altopiano chiuso tra i monti e attraversato dal fiume Tanagro. Ad aprire la fitta serie degli storici locali fu Luca Mandelli di Diano (Teggiano), monaco agostiniano, il quale durante la sua vita passò da un convento all’altro del suo ordine, sostando soprattutto nelle relative biblioteche per leggere e studiare gli antichi manoscritti, in cerca di notizie per scrivere, come poi fece, una prima, grande storia della Lucania, regione di cui allora il Vallo faceva parte.
Nell’Archivio di Stato di Napoli è conservato il manoscritto della sua Lucania sconosciuta, comprendente oltre seicento fogli vergati con una scrittura fitta e non sempre chiara e leggibile. Nel 1997 io ebbi l’onore e il piacere di leggere e pubblicare tutta la parte di tale manoscritto riguardante la descrizione dei paesi del Vallo di Diano. Il Mandelli, nell’anno 1672, giunto alla fine della sua grande storia, dopo di aver descritto il suo paese natale, cessava di vivere.
La validità dell’opera del Mandelli non è soltanto nella dotta disquisizione sulla storia antica della Lucania, ma anche e soprattutto nella descrizione dei centri abitati e nel rilevamento delle testimonianze archeologiche, epigrafiche ed architettoniche dei luoghi esaminati. Esemplare, in tal senso, è la descrizione di Diano (“E’ circondato d’ogni intorno di mura, con spesse ed alte torri, con sole tre porte, che nelle occorrenze si chiudono”), con le sue chiese, i conventi, i palazzi dei notabili e il Castello, di cui il nostro autore traccia un profilo molto suggestivo. Sul Vallo il Mandelli riporta una rassegna di giudizi elogiativi espressi da famosi autori, quali il Magini, l’Alberti, il Mazzella, l’Ammirato. Ricorda anche il passaggio di Cicerone che, in fuga verso la Sicilia, trascorse una notte nella città di Atena, notte caratterizzata da un sogno premonitore.
C’è una palese contraddizione nella fortuna critica della suddetta Lucania sconosciuta: da una parte, quest’opera è stata utilizzata e citata, dalla fine del Seicento ad oggi, da tutti gli autori che si sono occupati della storia del Cilento e del Vallo di Diano; dall’altra l’opera è rimasta manoscritta. E la stessa sorte è capitata al Mandelli, non avendo egli avuto finora, tra la classe intellettuale del Vallo, tutta la considerazione e il grande riconoscimento che gli sono dovuti. Ma c’è sempre tempo per queste cose. La storia ha i suoi ritmi, che talvolta sono lentissimi, ma la verità poi viene sempre alla luce, come certamente capiterà, speriamo presto, per il grande storico padre Luca Mandelli di Diano.
– Arturo Didier –
FONTE: A. DIDIER, Diano, città antica e nobile, Teggiano 1997, pp. 35-38.