Don Aniello Manganiello, già prete di frontiera a Scampia, è il fondatore dell’associazione per la legalità “Ultimi” ed è autore del libro “Gesù è più forte della camorra”.
- Don Aniello, ma lei ce l’ha un po’ con Roberto Saviano?
“Un po’ si. Certo, ammetto che Roberto Saviano ha avuto coraggio nel denunciare certi fatti, pagando sulla sua pelle questo atto. Però, a mio avviso, penso che quanto abbia scritto e raccontato su Scampia non è tutto vero. Scampia non è come una banlieue parigina”
- Cosa rimprovera a Saviano?
“Aver rappresentato Scampia come Gomorra, paragonandola a quella città la cui distruzione è narrata nella Genesi, distrutta da Dio per la corruzione dei loro abitanti. Ma Scampia non è Gomorra. Assolutamente no, e averle dato questo marchio non è stato corretto”
- Tutto falso quello che ha scritto Saviano?
“No, moltissime cose sono vere. Però non sono tutte vere. Vede, a Scampia il 20% della popolazione vive nell’indotto legato alla criminalità organizzata, vive colluso con la camorra. Ma l’80% no. A Scampia è stato scritto che non può entrarci neanche la Polizia o i Carabinieri. Falso. Tutto falso. E’ un atteggiamento distruttivo e basta, che non tiene conto degli sforzi di tanta gente che aspira a vivere una vita normale e da persone per bene”
- Lei parla perché ha toccato con mano ciò che dice?
“Veda, anch’io quando sono giunto a Scampia avevo tanti pregiudizi. Poi li ho stravolti, li ho cambiati, vivendo tra la gente e con la gente. Io ci sono stato 16 anni a Scampia e posso dirle che in quella terra è stato fatto tanto, ci sono ragazzi eccezionali, lavoratori onesti, scuole di eccellenza. Provocare conati di fango su un territorio per certi versi splendido, non lo trovo giusto. Scampia non è un territorio irrecuperabile. Non è Gomorra”
- Per questo ha scritto “la meglio gioventù di Scampia”?
“Partiamo dal concetto che nessuno è irrecuperabile. In questa terra, infatti, sono state tante le conversioni di persone che sembravano perse, abbandonate ad un destino già scritto. Invece dobbiamo imparare a cogliere il positivo in ognuno di noi. Così si costruisce. Non come ha fatto Saviano. C’è sempre, invece, la possibilità di operare un riscatto e tante sono state le occasioni di riscatto registrate. Ed invece, grazie a giornalisti e a giornali “compiacenti”, Saviano è riuscito a dare un’immagine diversa da quella che realmente è”.
- Perché l’associazione per la legalità che ha fondato si chiama “Ultimi”?
“Perché sono un prete che fermamente crede che gli ultimi saranno i primi”.
– Rocco Colombo –