
Negli Usa il gigante farmaceutico Johnson & Johnson è stato condannato a pagare 72 milioni di dollari alla famiglia di Jackie Fox, una donna morta l’anno scorso, che sosteneva che il suo cancro ovarico fosse stato causato dalla polvere di talco prodotta dalla multinazionale. La decisione arriva da un tribunale di St. Louis nel Missouri, secondo la quale l’azienda non avrebbe comunicato in modo adeguato i potenziali pericoli per gli utilizzatori, nonostante le preoccupazioni sollevate dall’American Cancer Society nel 1999.
Tuttavia la sentenza rischia di rivelarsi controversa perché la maggior parte degli oncologi ritiene che il collegamento fra il tumore e l’uso del prodotto non sia provato. La J&J sta attualmente affrontando 1.200 cause negli Stati Uniti da parte di clienti che affermano di non essere stati avvertiti dei possibili rischi della polvere di talco.
Da anni ci sono timori che l’uso del talco in polvere, soprattutto sui genitali, possa aumentare il rischio di cancro alle ovaie, ma le prove non sono unanimi e definitive, come ammette anche una organizzazione del settore, la charity Ovacome. Tutto è legato al talco, che nella sua forma naturale contiene l’asbesto (amianto), un minerale cancerogeno. Tuttavia dal 1970 è sul mercato il talco “asbestos-free” e anche gli studi su questo prodotto hanno fornito risultati contraddittori.
Un ampio studio americano condotto dalla Harvard Medical School e pubblicato nel 2010 aveva esaminato i dati relativi a più di 66mila partecipanti e pur evidenziando un lieve aumento del rischio per le donne in menopausa che avevano un uso prolungato di talco negli anni, indicava la necessità di condurre studi più approfonditi per verificare la correlazione.
Il talco è parte importante di numerosi prodotti cosmetici, tra i quali quelli per l’igiene femminile e le polveri per bambini, ma rende anche setoso il fard da applicare sul viso, così come la cipria e gli ombretti. E ancora, è utilizzato in molte creme fondotinta, viene aggiunto in diversi saponi per migliorarne la morbidezza e usato come eccipiente in prodotti farmaceutici. Ovviamente, gli studi effettuati nel corso degli anni sono stati molti e non si è mai arrivati alla conclusione che questi prodotti fossero pericolosi.
Bibliografia: www.corriere.it – www.ilmessaggero.it – www.adnkronos.it – www.quotidiano.net
Farmacia 3.0 – Rubrica a cura del dott.Alberto Di Muria