L’esperienza alla guida di un’importante struttura, le difficoltà affrontate ed il rapporto con la politica. Questi alcuni degli argomenti affrontati nell’intervista di approfondimento a Nunzio Antonio Babino, ex direttore sanitario dell’ospedale di Polla.
A Polla, dal 1980, è stato vice direttore sanitario fino al 1993 e direttore fino al 2014.
- Come giudica il suo operato all’ospedale di Polla?
“Sono fiero ed orgoglioso di aver dedicato tanto tempo ed impegno all’ospedale del Vallo di Diano. Sono stato, tra le altre cose, protagonista dell’accorpamento dei servizi ospedalieri, nel 2011, altrimenti sarebbe stato impossibile sopravvivere con due realtà diverse. Successivamente, a causa di diversi fattori, è risultato complicato modificare l’esistente”
- Quali sono state le maggiori problematiche?
“Carenza di personale, concorsi bloccati, sempre meno fondi e pochi medici nei reparti d’emergenza. Ogni anno andavano in pensione 20-30 operatori, senza essere sostituiti, a fronte di circa 12mila ricoveri al’anno. Il mio impegno, però, è stato continuo ed adeguato rispetto alle criticità ed alle esigenze”
- Qual è stato il suo rapporto con la politica e quanto questa ha inciso nello sviluppo delle attività?
“La politica è responsabile di molte delle difficoltà che si sono verificate. Avrebbe dovuto essere soltanto un Organo finanziatore ma in realtà, negli anni, la politica fatta uscire dalla porta è rientrata dalla finestra. C’è stata un’intromissione eccessiva in aspetti tecnici che ha inciso negativamente sugli operatori ospedalieri, condizionando il loro impegno professionale. E così ci siamo trovati con operatori sempre più demotivati e nel rapporto tra medico e paziente non c’è stata sempre la giusta attenzione. La politica deve finanziare il sistema sanitario, invece si è scelto di ridurre la spesa, non sostituendo nemmeno le apparecchiature deteriorate con il tempo”
- Secondo alcuni, a volte le è mancato il carattere per affrontare determinate situazioni e non si è esposto come avrebbe dovuto…
“E’ il contrario. Sono stato indicato come colui che dava troppe indicazioni e mi hanno accusato di essere troppo severo. In realtà sono stato molto elastico nell’ascolto degli operatori. La carenza di personale e la domanda legata alle prestazioni hanno fatto sì che prendessi delle decisioni forti per garantire un rapporto adeguato tra medico e pazienti, anche in termini di cortesia e disponibilità. Non sempre il personale è riuscito a rispettare questi principi ed il direttore è dovuto intervenire e richiedere maggiore disponibilità e sacrificio”
- Qualcosa di cui è orgoglioso e qualcosa di cui, invece, si è pentito
“Sono orgoglioso del fatto che, nonostante le difficoltà, l’ospedale ha sempre garantito buoni livelli di assistenza ai valdianesi ma anche a persone della Val d’Agri e del Cilento. Ho svolto il mio lavoro con passione, lavorando in silenzio e senza fare propaganda. I cittadini devono giudicare la sanità, toccandola con mano. Non serve fare azioni di propaganda delle attività e dei servizi, perché in tal modo si finisce per falsificare la realtà, evidenziando aspetti non essenziali e nascondendo quelli veri. Non mi sono pentito di nulla, perché ho parlato a tutti con chiarezza, dicendo sempre le cose come stavano”.
– Cono D’Elia –