“Il Carnevale ha radici profonde risale, infatti, all’antica Grecia, ma nella nostra cultura è legato principalmente alla tradizione contadina, che riponeva nel martedì grasso l’unico momento di rovesciamento dei ruoli e del potere” inizia così il racconto dello professore Rino Mele, illustre studioso originario di Sant’Arsenio che alla vigilia del Carnevale si lascia andare in una riflessione sull’importanza che rivestiva questo appuntamento per il popolo.
Il professore prosegue poi con una disamina sulla contrapposizione tra il martedì grasso, giornata di grande rumore e folklore, e il mercoledì delle ceneri, occasione di grande silenzio che segnava l’inizio della penitenza, sottolineando che “la chiesa accettava e sopportava questo giorno, nonostante fosse spesso il principale oggetto dei travestimenti allegorici, proprio per il potere che gli veniva riconosciuto.”
Il professore Mele ribadisce l’importanza del Carnevale fino a definirlo “un sistema necessario di purificazione sociale”, era infatti l’occasione per lasciare che anche il popolo si sentisse partecipe nei processi decisionali, sovvertendo il rigido sistema feudale era possibile comprendere il meccanismo del potere in maniera consapevole.
A detta del docente Cilento e Vallo di Diano vantano una tradizione del carnevale profonda, fatta di un linguaggio libero, scevro dal servilismo. Tuttavia il professore Mele sottolinea che oggi il valore si è ridotto a delle feste in maschera poiché “nella società in cui viviamo è già tutto ribaltato e pertanto il Carnevale stesso ha perso il suo ruolo di scimmiottare il potere”.
– Tania Tamburro –
Grazie prof. Mele