Se la pena detentiva, così come sancito dalla Costituzione, deve tendere alla rieducazione del condannato, la Compagnia “Teatro Stabile Assai” di Rebibbia ha, senza ombra di dubbio, vinto quella che è una vera e propria scommessa tra il detenuto e la concreta possibilità di riparare il danno nato dal reato commesso. Ed è così che, ieri sera, questa sorta di rigenerazione ha preso forma sul palcoscenico del penultimo spettacolo inserito nel cartellone di “Luci della Ribalta – Itinerari ed eccellenze della Campania“, di scena nella Certosa di San Lorenzo a Padula.
La Compagnia, formata da detenuti e detenuti in semilibertà che godono di misure alternative, oltre che da operatori penitenziari e musicisti, ha recitato nella prima di “Amore e sangue“, per la regia di Antonio Turco, che potremmo decisamente definire uno spettacolo dedito a quella “controstoria” che narra del brigantaggio meridionale dell’epoca postunitaria. A calcare le scene, in quella che è stata una carrellata di personaggi connotati anche da un tocco di contemporaneità e quasi interrotti da piacevoli e pertinenti camei musicali, il capo indiscusso della banda Carmine Crocco (interpretato dall’ex boss di camorra Cosimo Rega, “fine pena mai” per triplice omicidio), il suo luogotenente Ninco Nanco, le “pasionarie” brigantesse (nota più di tutte Michelina Di Cesare, torturata, uccisa, denudata e fotografata dalle truppe sabaude), il generale catalano Josè Borjes e lo spietato Emilio Pallavicini, un Giuseppe Garibaldi quasi in vena di giustificare la propria condotta e Pio IX, figura dalle varie sfaccettature (fece arrestare Crocco nonostante gli avesse promesso sostegno).
Uno spettacolo curato nel dettaglio, dal sottile ma palpabile collegamento tra un mondo rappresentato, quello dei briganti, e un mondo vissuto, quello del carcere, resi non dissimili da quella passione e quella tenacia che soltanto la voglia di libertà può generare.
Tra il pubblico anche il Procuratore della Repubblica di Lagonegro Vittorio Russo. Prima dello spettacolo un’interessante conferenza stampa ha permesso alla Compagnia “Teatro Stabile Assai” di colloquiare a lungo con i giornalisti, in compagnia del sindaco Paolo Imparato e dell’assessore Tiziana Bove Ferrigno. “Il teatro storicamente è considerato il migliore strumento per trattare la popolazione dei detenuti – ha spiegato il regista Turco – e propone un’immagine identitaria completamente alternativa all’opinione pubblica, cioè a quello che la gente pensa dei detenuti, e a una dimensione che non si riconosce in una funzione esclusivamente attoriale“.
Anche “Amore e sangue”, come tutti gli spettacoli offerti nell’ambito di “Luci della Ribalta”, è stato organizzato dal Comune di Padula – Assossorato alla Cultura, Turismo e Spettacolo, in collaborazione con l’agenzia “All Music Management” di Umberto Ponzo.
– Chiara Di Miele –