Da poco Nadia Parlante ha presentato al pubblico “Licosa”, il secondo volume di racconti cilentani, dopo “Silaro”, entrambi editi da “Il Saggio”. Nadia Parlante scrive da quando era bambina, ma la vera svolta è iniziata circa venti anni fa, in occasione delle ricerche per la sua tesi di laurea in Storia dell’Arte sull’artista di Polla Nicola Peccheneda. In quel periodo è iniziata anche la collaborazione con il mensile “Il Saggio”.Vive nel Cilento e la natura, il mare, i tramonti, l’aria, i sapori, gli odori, gli animali sono protagonisti onnipresenti nelle sue storie. Considera questi luoghi “un patrimonio naturalistico ed enogastronomico senza eguali. Sono quella ricchezza del vivere che pochi riescono a vedere davvero”.
Le sue pubblicazioni di storia dell’arte hanno riscoperto artisti quasi dimenticati come Nicola Peccheneda ed hanno favorito la conoscenza e il recupero delle sue tele. Ciò la fa sentire “orgogliosa e utile– afferma Nadia– perché la storia dell’arte è espressione della vita di un popolo e al suo popolo va restituita”.
– Cosa rappresenta per te la scrittura?
La scrittura è la proiezione di me stessa in grafemi. E’ il luogo nel quale ogni cosa torna al suo posto e si riconcilia con la realtà restituendole un senso.
– Dalla lettura dei tuoi racconti, si percepisce un grande amore per i luoghi del Cilento. Lo studio della Storia dell’Arte ha contribuito a sviluppare questo amore?
Studiare il patrimonio artistico del Cilento e del Vallo di Diano mi ha permesso di conoscere una storia antichissima, spesso ignorata. Una realtà che andava rivalutata e trasmessa anche alle nuove generazioni. Ho cercato di farlo sia attraverso monografie e saggi scientifici, che attraverso “espedienti” narrativi, più accessibili a tutti.
– Da dove nascono le storie che racconti? Che cosa può ispirarti?
Le mie storie nascono in parte da intuizioni fulminee e in parte da esigenze didattiche e divulgative, connesse alla volontà di far conoscere alcuni aspetti tipici della cilentanità, le sue tradizioni, i suoi valori, talvolta i suoi controsensi. L’ispirazione nasce innanzitutto dal vissuto personale, dalle persone che ho conosciuto, da quelle che incontro per strada ogni giorno e, ovviamente, dagli racconti degli anziani. Molto spesso però, sono i luoghi stessi che mi suggeriscono presenze mute e antiche da raccontare.
– Alcuni tuoi racconti sono stati messi in scena ed altri lo saranno presto. Cosa provi nel vedere che i personaggi delle tue storie prendono vita?
E’ un’esperienza davvero emozionante vederli uscire dalle mie pagine e raccontare “in carne ed ossa” la loro storia.
– Il Cilento che racconti è fatto di persone, ma anche di valori. Pensi che ancora esistano sani valori nei luoghi di cui parli?
Il Cilento contadino ci ha tramandato valori forti che, oggi come allora, sono essenziali per superare le difficoltà esistenziali e vivere intensamente. Penso che quei valori non siano scomparsi, sono solo nascosti da una quotidianità frenetica e virtuale che ci allontana dalle nostre radici e dalla nostra vita “vera”.
– Da Nadia Parlante, storico dell’arte, a Nadia Parlante scrittrice. Cosa porti della professione dello “storico” in quella della “scrittrice”?
Nella narrazione porto tutto il mio bagaglio storico e la conoscenza geografia dei luoghi, una griglia sicura dove far vivere i personaggi che per questo risultano credibili e reali.
– C’è un personaggio di un tuo racconto e una storia a cui sei particolarmente affezionata?
Più di uno, ma in particolare sono legata ai personaggi femminili come la tarantolata, la vedova bianca o la “maara” Angelella. Donne costrette, loro malgrado, a muoversi in una gabbia atavica di pregiudizi e sopraffazione, ma che riescono tuttavia a ritagliarsi un ruolo all’interno di una società capace solo di condannarle.
– Di cosa tratterà il tuo prossimo lavoro?
Il prossimo lavoro sarà un testo storico – documentario e tratterà della vita quotidiana dei Borbone nel real Sito di Caccia di Persano nel Settecento.
Il cammino della scrittura non s’arresta sull’ultima pagina di un libro, ma continua sul viso assorto degli alunni quando Nadia legge le sue storie. “L ‘effetto più significativo è stato quello di un signore ultraottantenne che, dopo aver letto il primo volume dell’Antologia, ha assaporato per la prima volta nella sua vita il piacere della lettura e da allora, divora biblioteche intere per recuperare il tempo perduto!”
– Paola Testaferrata –