E’ stato presentato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato l’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, che analizza, regione per regione, l’attuale condizione di accesso alle cure mediche a disposizione dei cittadini.
Il quadro che ne esce fuori è quello di un Paese diviso, con zone, soprattutto al Sud, che ancora oggi vivono impressionanti disagi in ambito sanitario e regioni come il Lazio che fanno registrare un notevole regresso nel settore. Un cittadino su dieci rinuncia a curarsi perchè percepisce uno scarso reddito o perchè troppo lunghe sono le liste d’attesa per accedere ad un controllo medico. “Per andare dietro alla sola tenuta dei conti, oggi alcune regioni in piano di rientro hanno un’offerta dei servizi persino al di sotto degli standard fissati al livello nazionale, ma con livelli di Irpef altissimi e ingiustificabili dai servizi resi” è quanto afferma Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato.
Gli italiani sostengono una spesa per curarsi in strutture private di gran lunga superiore alla media OCSE, mentre quella affrontata per le cure pubbliche è diversificata tra le regioni e vede la Campania attestarsi ai valori minimi di 1.776,85 euro pro capite nel 2013. In quelle regioni che sono in Piano di rientro, come la Campania, i livelli di tassazione sono più alti (l’addizionale regionale Irpef della Campania è pari a 440 euro e l’aliquota Irap ha raggiunto il valore massimo del 4,9%). Proprio la Campania, secondo l’Osservatorio, è una di quelle regioni in Piano di rientro che garantiscono minori livelli essenziali di assistenza nonostante una maggiore tassazione.
Analizzando la drammatica questione inerente le liste d’attesa, invece, un cittadino su quattro si è rivolto al Tribunale per i diritti del malato per lamentare la difficoltà di avere accesso alle cure a causa dei tempi troppo lunghi. Il 7,2% dei cittadini rinuncia a curarsi proprio per le liste d’attesa, i ticket e ovviamente per conseguenti problemi economici. E’ al Sud che si rinuncia di più alle cure (11,2%) e in Campania si ricorre sempre più spesso agli specialisti e ai centri privati per evitare l’attesa.
I ticket per le prestazioni più alti continuano a registrarsi al Sud, mentre i posti letto disponibili negli ospedali campani corrispondono a 2,9 ogni 1000 abitanti (valore medio inferiore alla soglia standard di 3,0 posti letto per 1000 abitanti). E’ invece di 7 la media dei giorni di degenza per le acuzie stabilita dal Regolamento sugli Standard ospedalieri, che in Campania scende a 5,65.
La nostra regione risulta poi tra quelle inadempienti monitorate dal Ministero della Salute nel 2013 sul fronte prevenzione, facendo registrare addirittura un passo indietro del -5%. Critica, in merito, l’adesione agli screening oncologici organizzati.
La Campania, però, è anche una delle poche regioni ad aver deliberato per l’istituzione di un centro che garantisca l’accesso alle nuove terapie per stranieri temporaneamente presenti ed europei non iscritti e rientra tra le 5 regioni in cui sono presenti i 2/3 dei centri per la procreazione medicalmente assistita.
– Chiara Di Miele –